Minaccia (inter)nazionale

I terroristi intrecciano legami, pensano su scala globale e diffondono le loro idee a livello transfrontaliero. Come nel caso di Abadi*. Il pericolo è in agguato. La risposta di fedpol è lo scambio intenso di informazioni e la cooperazione, a livello nazionale e internazionale.

Estate 2019. Dallo scambio di informazioni con le autorità di sicurezza estere emerge che il sedicente Stato islamico recluta giovani uomini in Svizzera. Le menti dietro al reclutamento agiscono nel mondo digitale. Sono nelle vicinanze della Svizzera ma non troppo. Si trovano in Kosovo e vogliono creare cellule terroristiche nell’area germanofona.

Abadi* abbocca all’esca. Si mette in viaggio verso il Kosovo dove incontra i suoi reclutatori. Di ritorno in Svizzera, inizia ad architettare i primi disegni criminali.

Germania, 11 settembre 2001. Gli attentati di New York sconvolgono il mondo. Nello stesso periodo Yasin* finisce nel mirino delle autorità di polizia tedesche, perché sul posto di lavoro difende con veemenza gli attentati. A sette anni dagli attentati, viene condannato a una pena detentiva di otto anni per reclutamento di combattenti Al-Qaïda in Germania, Pakistan e Afghanistan.

Primavera 2021. Da quando è stato in Kosovo, Abadi sta pensando di perpetrare un attentato in Svizzera. Ha bisogno di consigli, possibilmente da parte di qualcuno con esperienza sul campo. Si vede con Yasin. Tutt’altro che un incontro innocente: i due parlano infatti di preparativi, attacchi ed esplosioni.

fedpol è a conoscenza dell’incontro e avvisa immediatamente la polizia cantonale competente e l’Ufficio anticrimine in Germania. Dallo scambio di informazioni con le autorità tedesche emerge che Yasin è un soggetto molto pericoloso. Abadi, affiancato da quest’ultimo, diventa ancora più pericoloso. Insieme alle autorità tedesche si procede a una perquisizione dell’abitazione di Yasin in Germania. Contemporaneamente in Svizzera viene pronunciato un divieto d’entrata per impedire a Yasin di rimettere piede sul territorio svizzero.

Stop alla minaccia

Per salvaguardare la sicurezza interna ed esterna della Svizzera, fedpol può pronunciare divieti d’entrata nei confronti di cittadini di Stati terzi la cui validità si estende all’intero spazio Schengen. Non appena entra in vigore, il divieto d’entrata è segnalato nel sistema d’informazione Schengen (SIS) e nel sistema di ricerca informatizzato di polizia della Svizzera (RIPOL). In questo modo, le persone come Yasin che sono oggetto di un divieto d’entrata, possono essere fermate già alle frontiere esterne dello spazio Schengen ed essere rimandate nel Paese di origine. I divieti d’entrata sono uno strumento preventivo di polizia che contribuisce a rafforzare la sicurezza in Svizzera e in tutto lo spazio Schengen. Nei confronti di cittadini UE/AELS, fedpol può disporre divieti d’entrata in Svizzera.

L’incontro tra Abadi e Yasin ne è la conferma, il terrorismo non conosce confini. I jihadisti creano contatti che superano le frontiere nazionali e condividono online le loro fantasie di attentati sanguinari. Rappresentano una minaccia per la sicurezza della Svizzera. Per questo motivo la cooperazione rafforzata e lo scambio di informazioni nazionale e internazionale non sono soltanto elementi fondamentali, ma sono proprio di vitale importanza.

Che fine ha fatto Abadi? Viene arrestato, ma anche dopo il suo rilascio resta nel mirino delle autorità di sicurezza. Nella Svizzera orientale ha trovato nuovi compagni con idee affini. Uno di loro è ben noto a fedpol, si tratta di Abdullah o meglio di Isaiah, come si fa chiamare ora.

*Nomi fittizi