Guerra civile in Liberia: per la prima volta, un criminale di guerra viene condannato in Svizzera.

fedpol al centro di un processo storico

Nel 2021 Alieu Kosiah viene condannato a 20 anni di reclusione per crimini di guerra. Il suo è il primo processo per crimini di guerra condotto dal Tribunale penale federale di Bellinzona. Una tappa storica per la Svizzera.

Bellinzona, febbraio 2021. Sette testimoni e sette querelanti prendono la parola nel quadro del processo contro Alieu Kosiah, ex comandante del gruppo armato ULIMO (Movimento di liberazione unito della Liberia per la democrazia) durante la prima guerra civile in Liberia (1989-1997). Sono 25 i capi d’accusa a carico dell’imputato, tra cui tortura, stupro e omicidio.

Perché un processo in Svizzera?

Dopo la guerra civile, Alieu Kosiah si rifugia a Losanna. Per molti anni vive in Svizzera in totale impunità. Nel 2014 è arrestato a Berna e viene perseguito proprio in Svizzera, per crimini di guerra. Ma perché in Svizzera? Il Codice di procedura penale statuisce che il Tribunale penale federale (TPF) è legittimato a giudicare cause in relazione a genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. I criminali di guerra possono quindi essere perseguiti anche a migliaia di chilometri di distanza dal Paese nel quale sono stati commessi tali crimini. Le autorità svizzere lanciano quindi un messaggio chiaro e forte: il territorio svizzero non è un rifugio per criminali internazionali.

fedpol in missione per conto del TPF

Come spesso accade per questo tipo di crimini, le uniche prove in grado di resistere al tempo sono le testimonianze. Per questo motivo i testimoni e i querelanti arrivati dalla Liberia devono essere sentiti a Bellinzona. Il cerchio si chiude: fedpol, coinvolto nel caso sin dall’inizio visto che il Ministero pubblico della Confederazione gli aveva affidato la conduzione delle indagini, è ora incaricato dal TPF di organizzare la presa in carico dei testimoni in Liberia e in Svizzera, all’andata e al ritorno. Le risorse impiegate sono notevoli, il dispositivo di fedpol conta alcune decine di persone di diversi ambiti direzionali in coordinamento con numerosi partner in Svizzera e all’estero.

È una sfida importante, occorre agire con discrezione in Liberia e in Svizzera per proteggere le persone che testimonieranno durante il processo. Alieu Kosiah gode tuttora del sostegno di numerosi connazionali, visto che vi sono ancora tensioni e divergenze tra le etnie. Le collaboratrici e i collaboratori sul campo devono quindi essere vigili. Può accadere di tutto.

In piena pandemia di COVID-19, è necessario tenere conto anche dei rischi epidemiologici e garantire un trasporto sicuro fino a Bellinzona e durante il viaggio di ritorno. Il processo viene rimandato più volte fino al 3 dicembre 2020, primo giorno delle audizioni. Gli sforzi e la pazienza sono stati ripagati, le vittime intervengono infatti dal vivo. L’imputato verrà condannato.

Una missione calcolata al minuto

fedpol è stato coinvolto sin dall’inizio in questa missione che ha richiesto mesi di preparazione, di coordinamento, di allestimento di diversi piani calcolati quasi al minuto in modo da poter far fronte a qualsiasi evenienza. La sfida è notevole e la posta in gioco di portata storica. Gli ingranaggi da far funzionare sono delicati, un minuscolo granello di sabbia potrebbe bloccare l’intero meccanismo. Ma ogni rotella trova il suo posto grazie all’impegno profuso da ogni singola persona.

fedpol e i suoi partner quali il TPF, il Ministero pubblico della Confederazione, il Dipartimento federale degli affari esteri e la Segreteria di Stato della migrazione hanno conseguito un grande successo. Un lavoro di squadra ineccepibile, caratterizzato da uno scambio costante tra i partner, ha permesso di compiere questa tappa storica.